I politici eletti possono avere due passaporti?
Il primo novembre Ignazio Cassis sostituirà il consigliere federale Didier Burkhalter come settimo membro del Consiglio Federale Svizzero. Nato da genitori italiani nel cantone svizzero del Ticino, Cassis rinunciò alla cittadinanza italiana poche settimane prime di essere eletto. La sua decisione ha aperto un dibattito sull’opportunità per i politici eletti di restituire i loro passaporti stranieri una volta eletti. In Svizzera non c’è nessun obbligo formale di rinunciare alla doppia cittadinanza.
Ignazio Cassis, membro del Partito Liberale Radicale (PLR), diventa in data primo novembre il settimo consigliere federale svizzero. Nato da genitori italiani a Sessa (Lugano) nel 1961, Cassis ha avuto a lungo sia la cittadinanza italiana che quella svizzera, anche se ha ottenuto la seconda solo al compimento del quindicesimo anno. La sua elezione è storica: Cassis è il primo membro del Consiglio Federale a non avere la cittadinanza svizzera dalla nascita.
Cassis avrebbe anche potuto essere il primo membro del Consiglio Federale con doppia cittadinanza, se non avesse deciso di restituire il passaporto italiano nei mesi precedenti la sua elezione. In passato, Cassis era stato criticato dai partiti rivali per la sua doppia nazionalità: numerosi membri dell’Unione Democratica di Centro (UDC), in particolare, avevano ripetutamente messo in dubbio la sua lealtà alla Svizzera. In agosto, Cassis aveva rinunciato alla cittadinanza italiana anche se non aveva nessun obbligo formale in questo senso. Cassis spiegò che si trattava di una decisione personale e spontanea, non influenzata da alcun tipo di pressione politica.
L’altro contendente al posto di governo, il ginevrino Pierre Maudet, a sua volta doppio cittadino della Svizzera e della Francia, aveva dichiarato di essere pronto a rinunciare alla sua cittadinanza francese se necessario. Pur spiegando che, a suo avviso, avere una doppia cittadinanza non faceva di lui o dei 900 000 svizzeri che hanno un secondo passaporto dei cittadini di seconda classe, Maudet aveva concesso che “Se il governo ritenesse questo un problema, specialmente se io dovessi dirigere gli affari esteri o il ministero della difesa, sarei lieto di accettare ogni decisione in questo senso“.
Questo dibattito, in effetti, dovrebbe toccare da vicino gli 873 046 cittadini svizzeri con doppia cittadinanza, che rappresentano il 10.7% della popolazione. Un gruppo che è stato particolarmente colpito da questi sviluppi è stato quello degli oltre 775 000 svizzeri residenti all’estero, molti dei quali (73.5%) hanno doppia cittadinanza. “Siamo molto dispiaciuti per questa decisione, dal momento che sembra suggerisce che coloro che hanno doppia nazionalità non sono pienamente svizzeri,” ha detto Ariane Rustichelli, direttrice dell’Organizzazione degli Svizzeri all’Estero.
Quali sono le regole all’estero?
Questo dibattito si svolge in un momento in cui la questione della lealtà nazionale è molto sentita. Negli Stati Uniti, dove la narrativa mette a confronto “globalisti” e “America First”, i cittadini naturalizzati non possono essere eletti alla Casa Bianca – e l’attuale Presidente, Donald Trump, divenne internazionalmente noto dopo aver messo in dubbio il luogo di nascita del precedente inquilino, Barack Obama. Molti altri Paesi, specialmente in America Latina, non permettono ai cittadini naturalizzati di essere eletti. In altre parti del mondo, i cittadini naturalizzati possono essere eletti, ma per farlo devono prima rinunciare alla loro seconda cittadinanza. Queste regole hanno conseguenze importanti. In Australia, ad esempio, dopo un duro dibattito che si è svolto nel corso dell’estate, cinque membri del parlamento che avevano doppia cittadinanza sono stati obbligati a dimettersi, causando una grave crisi politica.
Restrictions based on citizenship for elected politicians: mappa interattiva
Fonti originali: GLOBALCIT Conditions for Electoral Rights 2015 e MACIMIDE Global Expatriate Dual Citizenship Dataset
Il dibattito politica in Svizzera
In Svizzera, la legge non proibisce ai politici con doppia cittadinanza di essere eletti. La questione era già stata in cima all’agenda dell’UDC in passato, quando il partito aveva portato avanti una campagna per proibire la doppia cittadinanza e chiedere ai cittadini svizzeri naturalizzati di rinunciare al loro passaporto di origine. Entrambi i tentativi erano andati a vuoto. Tuttavia, la decisione di Ignazio Cassis di rinunciare alla sua seconda cittadinanza è stata vista da molti come una vittoria per l’UDC. Altri politici hanno accusato i candidati di non aver resistito alla pressione. “È patetico rinunciare alla propria identità,” ha dichiarato il cristiano-democratico Christophe Darbellay. La socialista Ada Marra, a sua volta cittadina svizzera e italiana, ha scritto su Twitter che “questi sono due uomini che hanno servito il loro Paese per anni, e ora li mettiamo a processo per tradimento?“.
È legittimo domandare ai politici eletti di restituire ai loro passaporti stranieri e rinunciare alla doppia cittadinanza? Rainer Bauböck, Professore di Teoria Politica e Sociale all’Istituto Universitario Europeo di Firenze (Italia) e rinomato esperto in questioni di cittadinanza, suggerisce che nelle situazioni in cui non c’è nessun obbligo formale, “La rinuncia alla seconda cittadinanza è chiaramente eccessiva: queste persone sono elette solo per un periodo di tempo limitato, mentre la rinuncia è per sempre. In linea di principio, è legittimamente possibile chiedere a ministri e membri del parlamento di non esercitare i diritti legati ad un’altra cittadinanza nel corso del loro mandato, per esempio non votando in altre elezioni nazionali o accedendo a privilegi particolari in un altro paese. La ragione sta nel fatto che i politici eletti sono come trustee o delegati di un gruppo esecutivo. Mentre i cittadini ordinari possono avere legami egualmente forti con due stati differenti e partecipare in elezioni in luoghi diversi, i politici eletti hanno un mandato che impone di rappresentare i cittadini solo in uno stato. E questo mandato può essere incompatibile con il fatto di essere contemporaneamente cittadini di un altro stato.”
Le restrizioni sulla doppia cittadinanza dei politici eletti sono state introdotte in un’epoca in cui i conflitti tra stati erano frequenti. Queste regole riflettevano l’idea che le nazionalità fossero esclusive e basate sul sangue. Nonostante il numero di paesi che permettono la doppia cittadinanza sia cresciuto da meno del quaranta per cento nel 1960 a oltre il settanta per cento nel 2015 (dati MACIMIDE Global Expatriate Dual Citizenship Dataset), oggi molti elettori continuano a pensare che i politici con più di una cittadinanza non rappresentino adeguatamente i loro interessi. La questione che rimane aperta è se davvero avere una sola cittadinanza sia una garanzia di lealtà.
Lorenzo Piccoli
PostDoc, nccr – on the move, Università di Neuchâtel
A partire dal primo novembre 2017, Ignazio Cassis è uno dei sette consiglieri federali della Svizzera. La sua elezione è storica. Cassis è il primo membro del Consiglio Federale a non avere la cittadinanza svizzera dalla nascita. Avrebbe anche potuto essere il primo membro del Consiglio Federale con doppia cittadinanza, se non avesse deciso di rinunciare alla sua cittadinanza italiana prima della sua elezione. L’«nccr – on the move» pubblica una serie di brevi blog post per discutere le questioni legali e politiche sul tema della doppia cittadinanza per i politici eletti.